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ARCICONFRATERNITAS MORTIS ET ORATIONIS E SAN GIOVANNI BATTISTA DECOLLATO Genova Sestri Ponente

Attorno ad un edificio ruota la vita di molteplici persone. Questo è ancor più significativo se si tratta di un luogo di culto, come una chiesa o un oratorio.

Si tenga presente che nel periodo in cui nasce la nostra Confraternita erano attive in Sestri Ponente non meno di venticinque Confraternite o Congregazioni, oramai tutte sparite ad eccezione della ricostituita Confraternita del Santo Cristo, quella del Suffragio, quella di Morte e Orazione, quella della Dottrina Cristiana.

Le altre non hanno resistito all’usura del tempo e all’evolversi della storia. Esiste ancora un’altra Confraternita: quella di San Rocco della Costa, ma essa è stata fondata solo negli anni cinquanta del secolo scorso.

C’è una spiegazione a tutto ciò, non è che i nostri avi fossero più seri di noi, succedeva invece che con la radiazione dalla Confraternita si perdevano tutti i benefici sia spirituali sia materiali che questa forniva (medico per gli ammalati, scuola per i bambini, dote per le ragazze orfane, riscatto degli schiavi, sussidi per gli anziani, pane e olio a minor costo…).

Le varie Confraternite si distinguono dal colore della cappa anche se non tutti sono rigorosi in questo campo ed indossano una cappa bianca.

Comunque la nera è propria delle Confraternite di Morte e Orazione fondate a Roma nel 1538, il cui scopo è essenzialmente il suffragio.

Indossano la cappa dello stesso colore le Confraternite intitolate alla Madonna Addolorata, quella delle Anime del Purgatorio, del SS. Crocifisso e dello Spirito Santo oltre a quelle di devozione agostiniana e francescana.

Quella bianca è attribuita ai Bianchi di Provenza giunti a Genova il 5 luglio 1399, i quali consideravano come punto essenziale la riconciliazione con il nemico oltre alla confessione sacramentale; il loro comportamento differiva da quello dei disciplinanti preesistenti, per la mancanza di norme penitenziali e della disciplina che i bianchi mai ebbero.

Quella bianca, semplice, se è abbinata al tabarrino nero è caratteristica della devozione allo Spirito Santo, mentre con il tabarrino rosso alla devozione del SS. Crocifisso.

La cappa bianca con croce rosso-azzurra sul petto è quella delle Confraternite affiancate all’Ordine dei Trinitari sorto nel 1198 per il riscatto degli schiavi cristiani.

Quella gialla è usata dai gruppi che si occupano di trasportare le casse e i gonfaloni o dalle Confraternite delle Anime del Purgatorio (con tabarrini scuri).

La cappa azzurra fu assegnata dall’ordine Domenicano, per consiglio del Card. Stefano Durazzo, Arcivescovo di Genova (1635-1664), alle Confraternite del Rosario. E’ legata anche al culto di S. Giacomo maggiore e S. Antonio abate.

La cappa cerulea è in devozione della Madonna sotto il titolo del Carmelo, dal colore del saio dei Carmelitani.

Vi sono poi altre Confraternite che hanno la cappa di diverso colore. La cappa rossa fu voluta da S. Filippo Neri (1515-1595) per la fondazione in Roma della Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini che aveva come scopo l’accoglienza e l’aiuto a quanti confluivano a Roma per l’Anno Santo.

E’ anche tipica di alcune Confraternite dedicate a i martiri come Andrea apostolo o penitenti come S. Maria Maddalena, oltre che dei Cinturati Agostiniani, delle Compagnie della Dottrina Cristiana e di devozione gesuitica.

La Compagnia del Santissimo Sacramento fu istituita in esecuzione degli ordini dell’Arcivescovo Cipriano Pallavicini il quale stabilì, attraverso un sinodo provinciale, che in tutte le parrocchie venisse eretta per accrescere l’amore e la devozione all’Eucarestia.

Caratteristica storica delle Confraternite era la gestione degli Ospedali. Era, infatti, uso comune tra le Confraternite, sin dai loro inizi, di collaborare negli “Hospitales” che gli ordini religiosi costruivano per accogliere i pellegrini, i viandanti in genere e, in tempo di epidemie, gli infetti.

Cavalier CasaretoNaturalmente questa pratica si estese anche ai lazzaretti, in specie nell’epidemia di peste nera dei secoli precedenti (1656-57).

Le Confraternite si assunsero il lugubre ufficio che consisteva nel rivestire le salme, donare la bara ai poveri, trasportare in chiesa i defunti e deporli in un sepolcro ricavato sotto il pavimento del tempio stesso.

La rinascita a metà degli anni cinquanta del secolo scorso avvenne per merito di due persone: il Cardinal Siri e il Cavalier Casareto che si adoperarono per riportarle all’antico splendore e all’antica devozione.

Con le nuove regole può far parte di una Confraternita chi abbia compiuto il 14° anno d’età, in altre parole colui che ha presente il senso di ciò che fa, perciò non si possono iscrivere membri a loro insaputa.

Ogni iscritto ha il dovere della preghiera quotidiana individuale, naturalmente tenendo conto delle pratiche e delle devozioni tradizionali.

Vi è quindi la massima libertà, anche se l’accento è posto sulla preghiera di suffragio ai defunti.

Le feste alle quali la confraternita partecipa hanno sempre l’approvazione della Chiesa.

Le vesti processionali rappresentano senz’altro l’aspetto più originale e spettacolare del patrimonio tessile delle Confraternite genovesi. La veste completa consiste in una lunga cappa fornita di cintura e cappuccio a punta e di un corto mantello detto “tabarrino” che copre le spalle. Il tabarrino, una via di mezzo tra il mantello tipico dei cavalieri e il tabarro vero e proprio era un segno di distinzione per coloro che non potevano accedere alla nobiltà ma che comunque erano parte di un’associazione privilegiata.

Simbolo pellegrinaggio Santiago di CompostelaChi ha fatto il pellegrinaggio a Santiago de Compostela può ornarlo con la conchiglia del Pecten che una volta, lungo il tragitto, serviva per cogliere l'acqua da bere, come si può vedere sulle immagini di San Rocco che era un pellegrino.

Il Priore si distingue per l'Impronto, una targa in argento che viene applicata sul tabarrino.

Le cappe originarie dei disciplinanti erano di tela grezza e sacco, lunghe fino ai piedi e con un largo foro sulla schiena per lasciar libera la pelle da flagellare durante la processione penitenziale.

Questo tipo di cappa, fatta con tela più fine, e senza il foro sulla schiena si conservò invariata lungo i secoli fino ai giorni nostri.

Infine una nota per chi pensa che le Confraternite estinte non siano riattivabili: le leggi attuali prevedono che si possa riaprire una Confraternita sino a 100 anni dopo la morte dell’ultimo Confratello.

La prima "Compagnia della Morte e Orazione" sorta a Genova nel 1584.

Ne seguirono altre tre: i loro Oratori si trovavano in Via Fontane (una parte è stata donata alla "Opera per la protezione della Giovane"), un secondo (distrutto nell'ultima guerra) sorgeva presso la chiesa di San Donato, il terzo è a Voltri, il quarto è il nostro.

Va ricordato che, a poco a poco, anche altre Confraternite, pur essendo sorte con scopi diversi, aggiunsero nei loro regolamenti disposizioni attinenti ai funerali di parrocchiani e al suffragio dei defunti.

La storia della nostra Confraternita si può far risalire a quando si formò a Sestri, agli inizi del 1600 la Compagnia del Suffragio che sino alla prima metà del secolo scorso dipendeva dalla Dottrina Cristiana (Oratorio di San Giuseppe).

Sempre a questi Confratelli si deve anche la fondazione negli anni successivi della Confraternita di Morte e Orazione e quella del SS. Sacramento che poi si ressero con propri statuti.

Gli abitanti del borgo alla marina che dipendevano dal nuovo Comune di Sestri Ponente, volevano continuare le tradizioni che i fedeli avevano quando appartenevano alla Parrocchia di San Giovanni Battista e al prestigioso Oratorio del Santo Cristo, prima dell'espansione edilizia nel borgo a mare.

A questo scopo, nel 1635, si acquistò un appezzamento di terreno per la costruzione dell'Oratorio e dare così una sede permanente alla Confraternita.

Nel 1635 con decreto dell’Arcivescovo Mons. Domenico De Marini fu eretto l’Oratorio di Sestri vicino alla Basilica dell’Assunta.

Fin dagli inizi i Confratelli per emulare “quelli di sopra” ovvero i Confratelli di San Giovanni Battista, vollero l'Oratorio grandioso e solenne; tuttavia nel 1730 e nel 1749 aveva solo due altari, il maggiore ed un altro dedicato a Santa Caterina (forse quello ora dedicato alla Maddalena) però si iniziò a costruire l'altare del Crocifisso ovvero quello denominato “delle Anime”.

Quando con la soppressione napoleonica del 1811 fu sciolto l'Oratorio di San Giacomo della Marina, la Confraternita sestrese ebbe o più verosimilmente comprò i preziosissimi tabarrini in velluto arancione del secolo XVII.

Per secoli e fino alla prima metà del Novecento la parte centrale di Sestri era suddivisa in due quartieri: Castiglione e Lardara che vengono menzionati nei registri dall'anno 1836.

Il primo andava dall'attuale piazza Baracca verso levante, il secondo dalla piazza verso ponente. Stando ad alcuni documenti del XII secolo, oltre i due borghi centrali, la divisione amministrativa della cittadina comprendeva anche quattro "ville": Briscata, Gazzo, Piandelfono e Sorriva. Borgo Castiglione prendeva il nome dal castello (probabilmente Castel Leone), situato (XII secolo circa) sulla collina di San Nicola a guardia dell'antico golfo di San Lorenzo.

Verso il 1100 furono costruiti due fortilizi per la difesa del golfo, il forte di Castiglione era dove oggi c'è la chiesa di San Nicola e Santa Maria di Castiglione, mentre il forte di San Martino era dove oggi è presente il Convento dei Cappuccini (nell'immagine), a metà dell'odierno Viale Canepa.

Nel XVII secolo, il mare, pur arretrando, giungeva fino all’attuale centro storico e lambiva la Basilica di Nostra Signora Assunta che si ergeva a pochi passi dalla spiaggia con l’entrata rivolta a nord per evitare l’ingresso dei marosi in caso di tempesta, stessa cosa per l'Oratorio che si veniva a trovare sugli scogli.

Abbiamo notizia che nel 1825 sorgeva una fastidiosa vertenza con i Confratelli del Santo Cristo in merito alla sepoltura dei morti.

Sestri PonenteDa una successiva lettera non datata sappiamo che le parti si incontrarono e siglarono una convenzione che pose fine alla lite.

E' necessario ricordare che un atto Consolare del 17 settembre 1832 proibiva le sepolture in chiesa ed emanava l'obbligo di costruire i Cimiteri.

Il 24 ottobre l'Amministrazione Comunale deliberò la costruzione di un cimitero "alla marina" realizzato poi l'anno seguente, che tuttavia venne successivamente demolito durante il XX secolo per fare spazio all'espansione della cittadina in un'area che successivamente venne occupata dai "Cantieri Ansaldo".

Con l'espandersi dell'abitato sestrese anche cimitero il 1° agosto 1903 fu chiuso e venne posto in esercizio l'attuale cimitero in località "Pini storti". Il Comune di San Giovanni Battista, invece, aveva in uso il cimitero costruito nella "Villa della Chiesa", accanto all'Oratorio del Santo Cristo, cimitero che entrò in funzione nell'anno 1836 e vi si seppellirono cadaveri sino alla vigilia della prima guerra mondiale.

In merito alla famosa Cassa della Decollazione del Battista del Poggio nell'800 venne spostata nell'Oratorio di Morte e Orazione dove si erano insediati con consenso del Parroco e dei Confratelli locali gli appartenenti alla Compagnia della Decollazione che gestiva la Cassa in questione.

In seguito a questo spostamento di luogo ne nacquero discussioni protrattesi per lunghi lustri di tempo, finché come risulta dall'atto del 24 luglio 1850 rogato dal Notaio Rolero, il Consigliere di Corte d'Appello Luigi Franzoni ottenne una transazione per cui la Fabbriceria di S. G. Battista rinunziava legalmente alla «cassa» in favore dei «fratelli bianchi» di Sestri Ponente.

Risulta che nel 1893 vi fossero talmente tanti cristezanti che si doveva votare per chi sarebbe andato in processione. Il Crocifisso veniva poi posto all'incanto e l'incasso andava a beneficio dell'associazione.

Don Luigi PerroneIn quell'anno era Direttore Spirituale dell'Oratorio il Confratello Don Luigi Perrone che merita una citazione a parte per essere stato il popolare "prae Luiggi", una figura arcinota e amata dai sestresi del suo tempo.

Vi è la proposta, nel 1921, di collocare la statua di cartapesta del Gesù morto in un'urna togliendolo da sopra un armadio dove si riempiva di polvere.

L'effimero venne spostato in un'urna su disegno dell'Ing. Rollino. Non diversamente dalla scultura lapidea o lignea, infatti, quella in cartapesta annovera importanti maestri, botteghe, scuole e ha avuto nel nostro Paese una diffusione più ampia di quel che si potrebbe immaginare.

Molti scultori, primo fra tutti Gianlorenzo Bernini, ricorsero alla cartapesta per la produzione di modelli nella fase di elaborazione formale di opere da realizzare in materiali diversi.

La Chiesa e la devozione pubblica chiedono, soprattutto in epoca post-tridentina, con sempre più frequenza opere scultoree, pregevoli artisticamente, espressive negli “effetti”, ma anche facilmente trasportabili dagli altari per essere portate in processione. Scultori di ogni calibro creano originali o prototipi di immagini in cartapesta per la richiesta devota pubblica e privata.

Si consiglia a chi vuol visitare l'Oratorio un ipotetico percorso di visita procedendo in senso orario, da sinistra verso destra.

 Pianta Oratorio Morte e Orazione 1 Facciata
2 Piccolo Crocifisso
3 Cassa processionale Decollazione di San Giovanni Battista
4 Lanterna processionale
5 Gonfalone Ostensione del Santissimo Sacramento
6 Croce processionale
7 Mantovana
8 Quadro Inferno
9 Statua Sant'Espedito
10 Altare delle Anime Purganti
11 Crocifisso
12 Statua Madonna Addolorata
13 Statua San Giovanni Evangelista
14 Effimero di Gesù Cristo deposto dalla Croce
15 Cristo Moro
16 Quadro Paradiso
17 Pulpito ligneo
18 Altar Maggiore
19 Crocifisso ligneo
20 Statua San Giovanni Battista
 Cassa ligna martirio San Giovanni Battista 21 Statua San Sebastiano
22 Candelieri
23 Pala d'Altare
24 Quadro Madonna della Salute
25 Quadro San Francesco da Paola
26 Quadro Giudizio Universale
27 Crocifisso processionale bianco, il Brigidone
28 Altare di Santa Maria Maddalena
29 Statua Santa Rita da Cascia
30 Quadro Memento Mori
31 Crocifisso ligneo, il Genovese
32 Cassa processionale Madonna del Rosario
33 Gonfalone della Madonna del Rosario
34 Cantoria e Organo
35 Stemma dell'Arciconfraternita
36 Profeti
37 Angelo con Strumenti della Passione
38 Angelo che porge il Volto Santo
39 Gloria di Gesù Cristo in cielo

 

Nell’Arciconfraternita sopravvivono ancora quelle cerimonie che da secoli si svolgono con riti pressoché immutati, compresa la processione del Cristo morto. Naturalmente un consiglio interessato a chi vuol sapere di più sulla Confraternita: richiede in Oratorio il libro che illustra tutta la storia in maniera completa e tanto altro sugli arredi e sui vestiti confraternali non visibili ordinariamente al pubblico.

Libri sulla storia dell'Oratorio